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Trovare il mare fra le spine di un riccio e mettersi a cantare

Il riccio di mare, come viene comunemente chiamato, è una specie molto ricercata per la prelibatezza delle sue gonadi.

A volte il fatto di vivere in montagna mi fa sentire come un esule mandato in un'isola sperduta. L'aria salmastra mi fa stare bene e per sentirmi come in riva al mare, chiedo aiuto al mio amico Alessandro, chef di razza che sa regalare emozioni in quei piatti che grondano sapore. Lo chiamo al telefono per preannunciare il mio arrivo e lui si precipita quasi in tempo reale in pescheria scrutando e vagliando il pescato del giorno.


Davanti a me, sul piatto, Il mare racchiuso in spinosi ricci da poco pescati; aperti in due si presentano sgargianti e sospesi da aculei che consigliano prudenza.

Assaggiandone il contenuto (gonadi) ti sembra davvero di prendere boccate di mare, ti sembra di arrivare sulla spiaggia e respirare a pieni polmoni la salsedine che entrando dalle narici ti arriva in gola.

Mi ricorda anche il sapore della pelle di una donna dopo che è uscita dal mare e si è asciugata al sole cocente di un'estate infuocata mentre canta "sapore di sale, sapore di mare" che il grande Gino Paoli scrisse e interpretò nel lontano 1963 grazie alla casa discografica RCA.

Sono di difficile reperibilità, a volte anche vuoti o piccoli, per questo motivo quando li trovo ne faccio tesoro per vivere di rendita.


©2021 Luca Scainelli

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