Al ristorante più antico d'Italia, per colpa degli adulti si vieta l'ingresso ai bambini.
- luca scainelli
- 9 minuti fa
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"La signora si è messa sul tavolo a cambiare il pannolino al bambino".
È la goccia che ha fatto traboccare il vaso al proprietario del ristorante più antico d'Italia.

La decisione di vietare l'ingresso ai bambini, dice, è maturata dopo avere assistito a troppe scene che al ristorante possono essere pericolose, come bambini che si arrampicano ovunque ci sia un appiglio, oppure gattonano sul pavimento indisturbati, quelli che sfrecciano fra i tavoli pensando di essere nel tempio della velocità.
In un mondo dove le nascite sono in costante regressione non è un bel segnale. La colpa, come spesso accade non è dei bambini ma degli adulti, abituati a crescere i pargoli senza regole.
Il risultato è quello di avere bambini che sfrecciano nei ristoranti, poi da grandi a scuola, non possono essere ripresi dagli insegnanti, tanto meno prendere voti sotto la sufficienza senza che ci sia qualcuno che sporga denuncia per cercare di difendere il piccolo indifeso, quello che si divertiva, non al parco giochi, al ristorante a gattonare fra le gambe dei clienti, spesso con un cane legato alla gamba della sedia. Facendo il cane, lava la faccia del bambino con la lingua. Tutti a godere di questo momento di fusione fra bambino e animale. Haaaa la natura.
Poi al risveglio da questo sogno esiste la realtà che dovrebbe essere fatta di buone maniere e di logica applicata al buon senso. Quando si va al ristorante non è per nutrirsi, si cerca un attimo di pace e intimità con le persone con cui si divide l'attimo, serve tranquillità e armonia. Portare i bambini, i cani, i gatti, il pappagalli, criceti, canarini, le tartarughe non facilita nessuno delle persone coinvolte.
Ogni luogo richiama certe attività. In un centro benessere chi si sognerebbe di portarci un neonato? Chi lo porterebbe in una biblioteca? Anche non volendo sarebbe fuori luogo, sta a quelli grandi capire il contesto.
Ho tirato in ballo la biblioteca. Qualche giorno fa ci sono entrato, ero nel centro di Modena. Entrando sono stato invaso da una puzza acida di sudore stantio, mi sono chiesto: qui si viene per studiare, leggere, informarsi, come è possibile arrivare al punto di sudorazione così elevato. Mi sono dato una risposta, nella mia piccola mente; che sia diventato un luogo di gente che non ha fissa dimora, oppure i frequentatori sono allergici al sapone, va bene che le allergie, soprattutto quelle mentali, sono in aumento ma non saranno tutti qui. In biblioteca vorrei sentire profumo di carta, inchiostro, legno, un quotidiano fresco di tipografia, non altro, nemmeno di cibo, patatine o succhi di tipo frutta.
Invoco il carisma fra gli insegnanti e i genitori. Solo allora i bambini potranno ritornare al ristorante.
"Io sono ancora un residuo del tempo in cui a scuola si sentiva il fischio ad alta frequenza della bacchetta, allora considerata arnese provvidenziale, e non si sentiva soltanto il fischio. Se uno a scuola prendeva un 4, non lo trasferivano d'urgenza dallo psicanalista, gli schiaffi gli arrivavano come la brezza della sera. Se ci venivano i complessi, ce li levavano con l'olio di ricino". 1966 Vittorio G. Rossi.
©2025 Luca Scainelli
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