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Spazio a un sogno. Ho visto l’isola che non c’è, piena di farfalle.


In uno dei miei sogni ad occhi aperti vedo i centri delle grandi città, ma anche di quelle piccole, liberate una volta per sempre dal traffico motorizzato e rumoreggiante.


Alberi rigogliosi, fiori lungo i marciapiedi, dove prima cera un parcheggio è cresciuta erba verdissima e curata che ti viene voglia di sdraiarti, sento il profumo dell’erba e mi ricordo quando, da bambino, correvo spensierato nell'erba alta dei prati pieni di fiori di cicoria, pronti a prendere il volo in un soffio bianco, e erbe selvatiche, di quelle commestibili, che adesso si lasciano appassire perché non siamo in grado di riconoscere.

Vedo bambini con il pallone e non mi viene l’ansia che gli possa scappare lontano, le panchine piene di gente che legge il giornale o che lecca un gelato, uno di quelli presi dal carrettino dalle grandi ruote e piccolo tetto, e spinto dall'omino con il cappello che ti viene voglia di mangiare un gelato cioccolato e vaniglia, oppure fragola e limone, ma anche al puffo, anche solo per rievocare il vecchio gesto.


Vedo le signore del cappuccino e brioche uscire senza timore dalle caffetterie, sorridenti e beate, l’unica preoccupazione che hanno è rivolta al tacco delle scarpe nuove, che non si infili nel ciottolato che corre lungo la strada.

Anche quelle con il cane al guinzaglio mi sembrano più serene. Non corrono il rischio di farsi schiacciare con l'animale al guinzaglio.

Vedo le case dai colori pastello, rilassante e non quel colore uniforme tipo fumo di Londra, sento anche della musica provenire da una cucina, mi sembra "prisencolinensinainciusol" di Adriano Celentano, probabilmente si stanno preparando i ravioli e il profumo che mi arriva al naso preannuncia una torta fatta in casa.


Mentre mi incammino, con il naso all'insù, guidato dal profumo di dolce burroso, un gruppo di farfalle mi taglia la strada, mi fermo incantato e le guardo, leggere, libere e colorate, mentre vanno ad appoggiarsi sul gelsomino alle mie spalle, un soffio di vento le spinge lontano e penso che non le rivedrò mai più.


© 2023 Luca Scainelli

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