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Le disavventure di un gastronomo impenitente e come non deve essere un ristorante.

Aspettare, poco cotto, troppo cotto, il rumore assordante, fritto che aleggia nell'aria e che inevitabilmente rimane impregnato anche nella pelle. Il personale mal garbato, i posti troppo vicini che i gomiti toccano il commensale accanto, rari i camerieri che indossano i guanti, troppi salini sui tavoli.

Ore 6,30 nel giardino di casa circondato da piante e fiori.

Quello che sto scrivendo nasce mentre, in mutande, sento i raggi del sole fresco del primo mattino che fanno evaporare la leggera foschia, bevendo caffè amaro, il vento mi accarezza la pelle facendomi sentire vivo, in sottofondo il richiamo degli animali.

Visto che le uscite gastronomiche andate a male non le racconto per mia propensione al bicchiere mezzo pieno, oggi metto insieme quelle più significative, terribili che mi sono accadute, a volte anche incredibili, da solo o in compagnia, un breve viaggio negli "orrori" della gastronomia tra ristoranti e pizzerie.

PIZZA AI POLIMERI

C'è una regola fissa in cucina: non utilizzare nulla che sia contenuto in un sacchetto in plastica, tutti gli alimenti vanno mantenuti in scatole: questo per evitare quello che è successo a me quella volta che mi hanno servito la pizza con all'interno residui plasticosi da sacchetto sbrindellato.

Mentre la mozzarella mi si scioglieva in bocca un corpo estraneo prendeva forma al mio palato; succede che prima di capire cosa sta succedendo in bocca c'è un attimo di smarrimento e incredulità ma poi quando realizzo quello che era successo faccio l'indifferente andando con le dita a recuperare il pezzo di plastica che si è mosso in bocca in cerca di una via di uscita.


GHIACCIO ITTICO

In un giorno qualsiasi nella bassa bergamasca al bar con un amico decido di prendere un amaro con del ghiaccio.

Quando ormai mi sto per arrendere, - nel senso che al tavolo non arriva nemmeno l'ombra di un bicchiere, mi viene servito l'amaro con del ghiaccio che al primo colpo d'occhio non ha la forma di cubetto. Assaggio e al naso mi arriva un fetore di pesce, segno evidente che il proprietario del bar/ristorante ha avuto la brillante idea, dopo essersi accorto di non avere del ghiaccio, di staccarne un pezzo dal congelatore dove riposava del pesce congelato.


IL CAFFÈ CHE NON TI ASPETTI

E pensare che questo locale è di quelli blasonati dove tutti si precipitano per assicurarsi un posto. Anche in questo caso stavo consumando una pizza abbastanza trascurabile, buona ma senza gridare al miracolo.

Arriva il momento del caffè e lo ordino come faccio sempre corretto brandy - il mio preferito per la correzione - non aggiungendo lo zucchero uso il cucchiaino solo per fare abbassare la temperatura del caffè che è quasi sempre incandescente - avete bevuto ancora un caffè alla temperatura giusta ? - girando il liquido scuro sento la presenza di un elemento solido e, guardando, penso sia un cioccolatino di quelli che poi si sciolgono ma il tempo per lo scioglimento è scaduto.

Bevo il caffè, mentre mi cade in bocca una di quelle mollette in legno che si usano per fermare i biglietti da visita. Avete capito bene, non è uno scherzo, chiamo il cameriere chiedendo se poi con il tempo si scioglie ed il panico si diffonde come all'apertura dell'arca dei predatori, vecchio film con Harrison Ford. Questo è successo perché l'attenzione nel preparare quel caffè è stata pari a zero, denotando un totale disinteresse nei confronti del cliente, è questo che mi da più fastidio. Denota anche una assoluta impreparazione al mestiere di cameriera/e, un lavoro molto impegnativo, difficile, faticoso e spesso sotto pagato.


L'ANGUILLA CARAMELLATA

È bello scoprire che ormai siamo nell'era dove se al ristorante - uno di quelli rinomati - mi servono un'anguilla con la pelle carbonizzata, mi viene risposto: "qui noi la facciamo così, tipo caramellata" scopro che anche il senso della lingua italiana è in disfacimento, inoltre, come se non bastasse: "evidentemente la nostra cucina non fa per lei", siamo all'apoteosi e allo scioglimento della realtà, come capita sui social dove sono tutti contenti e fenomeni.


Quello che non voglio trovare in un ristorante

Se in una serata d'estate al ristorante o in pizzeria mi portano una bottiglia di vino senza il secchiello del ghiaccio (glacette) non va bene: i bianchi non devono diventare troppo caldi mentre i rossi, soprattutto in estate, vanno mantenuti e sono più bevibili ad una temperatura non troppo elevata (massimo venti gradi).

Le cameriere non devono avere la schiena scoperta e la bottiglia di vino va stappata sotto i miei occhi ed è chi me lo serve che ha il compito di assaggiare, ancora prima che lo faccia io.

Quante volte mi è capitato:

Di aspettare troppo tempo, cibo poco cotto, troppo cotto, il rumore assordante, fritto che aleggia nell'aria e che inevitabilmente rimane impregnato anche nella pelle. Il personale mal garbato, i posti troppo vicini che i gomiti toccano il commensale accanto, rari i camerieri che indossano i guanti, troppi salini sui tavoli, troppi grissini sempre sui tavoli, per fortuna raramente stuzzicadenti in bella mostra, tovaglioli in TNT (tessuto non tessuto - praticamente di plastica), spesso posate scomode da impugnare, piatti troppo concavi e di forme strane, rettangolari/quadrati. I bagni poco profumati, l'illuminazione sbagliata per non parlare della musica che deve sempre esserci ad un volume adeguato, e mi deve accompagnare discreta come una carezza.


©2022 Luca Scainelli

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