Vinitaly 2025. Dealcolati e cancellazione della realtà. Quello che ho visto. Per i vini andate a leggere i sommelier-che bevono.
- luca scainelli
- 8 apr
- Tempo di lettura: 4 min
A volte sono poco gradito. Il motivo è semplice. Dico quello che altri pensano, ma per motivi di banchetto, inviti, un piatto caldo, pacca sulla spalla, finta amicizia, luce riflessa, non dicono. Il presente è pieno di genuflessioni e riti "satanici" - il sacrificio di se stessi - per una causa altrui, quella che definire vignaioli è difficile visto che i più nella vigna difficilmente ci vanno, raccontano il vino attraverso preposti che cercano di portare a casa la pagnotta. Molti portatori sani di spocchia, altri, quelli nei piccoli quadrati che non si possono permettere ricche libagioni, più umili e disposti al racconto di chi le mani se le sporca.

E' una grande festa, ai banchetti più ricchi ci puoi partecipare solo se già conosci la cantina, diversamente sei guardato male, come se tu avessi bisogno di bere proprio quel vino e non gli altri, un assetato. C'è una selezione naturale, è come se si organizzasse una grande festa solo su invito. A cosa serve tutto questo caos? soldi spesi, stress, ghiaccio, che si compra, non si farebbe prima ad organizzare un rinfresco in cantina. Misteri della vita.

Lo scopo dovrebbe essere accogliere le persone che non conoscono la cantina. Per fortuna non sono tutti cosi, ci sono anche giovani che cercano di spiegare-fare assaggiare i vini, di coinvolgerti, "contartela un po' su". Troppa gente non permette un assaggio reale, frastuono, caldo, voci dagli alto parlanti che si sovrappongono, gente da scansare, alcuni ti vengono addosso, e viceversa, raggiungere i vari padiglioni è opera podistica, trovare un appoggio impossibile, bisogna sfruttare i blocchi di cemento o gli scivoli di asfalto contro le recinzioni, molti mangiano un panino portato da casa togliendolo dalla carta stagnola seduti per terra a gambe incrociate. Poi le lunghe code per pisciare nei bagni chimici.

Pochi punti ristoro assaliti dai famelici, dimostrazione del fatto che il vino deve essere accompagnato dal cibo, possibilmente buono. Qui va bene tutto basta masticare. La riflessione è di tipo sociologico. Quale forza riesce a convincere migliaia di persone a frequentare un posto che poco ha a che fare con la degustazione del vino, lo sarebbe per qualsiasi altro evento. Poter dire "io c'ero", salutare un amico?, sperare di essere ripreso dalle telecamere, essere immortalato in una delle migliaia di fotografie che si metteranno a girare, tutte uguali, per una forma di masochismo represso, oppure per fare la sfilata?.

In una delle Masterclass al Vinitaly servono un vino rosa. Il produttore e la relatrice ne esaltano le caratteristiche e le solite cose che si dicono come se ci fossero cento violini suonati da archetti perpetui. Arriva un vino di color marroncino tenue. Lo chiamano rosa. Ci stiamo abituando a usare parole che non coincidono con il significato della parola in questione. Il motivo lo ignoro, mi sento preso in giro al di la della bontà del vino, sembra che si possa fare tutto senza che nessuno si chieda per quale motivo un vino rosa si presenti marrone spento. Mistero.

La stessa cosa succede nel piccolo rettangolo dedicato ai vini dealcolati. Ce ne sono nove in degustazione. Li servono nel bicchierino in plastica, quello che scende dai distributori del caffè. Già si capisce che i produttori non lo considerano un vino, e vino non è. Anche qui si usa una parola che non centra nulla con il prodotto che c'è nelle bottiglie. Annuso, metto in bocca, mastico, cerco. Profumi lievi, sapori sommersi, retrogusto inesistente, magia occulta. LI bevo alla ricerca di qualcosa di positivo, non lo trovo. Un ragazzo che non vuole arrendersi all'evidenza; "Chi dice che fanno schifo è perché sbaglia l'approccio, questo è un prodotto che non va paragonato al vino", va bene, si chiama vino dealcolato, chiamiamolo in un altro nome: "dealcolato"?, penseresti a un disinfettante. Io lo chiamerei "C'era una volta il vino", vi piace?, dà più il senso del prodotto in questione. Sembra di bere quei succhi che si bevono negli hotels a colazione: ace, arancia, pompelmo, ananas. Oppure un Sidro depotenziato. La prossima volta che li andrò ad assaggiare porterò qualche biscotto, una fetta di torta, un cornetto, pane burro e marmellata, pane in cassetta, prosciutto traslucido e qualche fetta di similformaggio.

Vinitaly 2025 - A proposito della distorsione della realtà. Trent'anni e forse di più di governi lascia passare ci hanno abituati - convinti - ai furti, scippi, aggressioni, facendoli passare come normali, togliendo il potere a chi è pagato, poco, di difenderci come si dovrebbe. Siamo arrivati al punto che se un ladro entra in casa devi bilanciare la reazione, si rischia quasi sempre la galera con risarcimento al ladro. Se le cose non cambiano velocemente ho paura che qualcuno darà fuori di matto. La gente che entra nel nostro paese deve rispettare le regole, lavorare, imparare l'italiano, fermarsi quando le forze dell'ordine alzano la paletta. Se non vanno bene queste regole il Mondo è grande.

VINO E DAZZI
Sui giornali e alla televisione la litania è perpetua. Tutti contro i dazi imposti da Trump, come se fosse scoppiata una stella. Qui al Vinitaly tutti i banchi sono pieni di gente che beve, mangia, discute, fra esaltazione e stupore, grissini e pezzi di pane. Dei dazi se ne impipano tutti, è l'ultimo dei problemi. Nessuno si lamenta. Sentendo in giro si ipotizza che tutto verrà risolto al 50% fra il venditore e l'acquirente. Quindi questione già risolta. I prodotti italiani nel Mondo non se li possono permettere tutti. Chi acquista una mozzarella di bufala a 60€ al chilo la comprerà anche a 90€, dove è il problema? non è replicabile, cosi come il Barolo, Roero, Albarossa, Barbaresco, Brunello, Chianti, Canina nera, Albana, Ortrugo, Lambrusco, Vermentino, Lugana, Rebola, Albarola, Verdicchio.
©2025 Luca Scainelli
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