Stefano Bonilli, fondatore del Gambero Rosso e importante punto di riferimento per il giornalismo gastronomico nazionale.
È molto più semplice, a livello organizzativo, preparare una guida dedicata al vino piuttosto che farne una sul buon cibo.
Basta pensare alla differenza fra l'umana capacità di consumare un pasto completo al ristorante: di vini se ne possono assaggiare a decine in una giornata "felice", mentre: Antipasto, primo, secondo e dolce diventano impegnativi da affrontare oltre il classico pranzo-cena.
Proprio per questo quando vi capita fra le mani una guida piena di ristoranti non è detto che siano stati assaggiati tutti, capita spesso, che i redattori scrivano di ricordi e si affidino alla buona sorte; altra variabile dei ristoranti sono gli "irrequieti" cuochi, basta che ci sia un cambio ai fornelli e il giudizio può migliorare o peggiorare in maniera repentina.
Oggi arrivo fiducioso ad un'anteprima importante nel cuore di Milano, dove il Gambero Rosso ha organizzato gli assaggi di quelli più meritevoli secondo i propri canoni e che sono stati premiati con i famosi tre bicchieri.
Parto sorseggiando il metodo classico Alta Langa Marcalberto del 2018: Le bollicine solleticano la mia gola mentre avverto sentori di pane appena sfornato, l'acidità mi fa capire che potrebbe andare bene da abbinare a un piatto succulento.
Il Piemonte è terra di vini importanti che spesso in Italia vengono solo nominati perché poi a berli ci pensano gli stranieri visto che sono loro che si accaparrano le preziose-costose bottiglie; noi viviamo di "sentito dire" in un mondo che gusta più con le orecchie e la vista, tralasciando i sapori e l'olfatto.
Da queste parti per entrare in certe cantine non basta nemmeno una raccomandazione, figuriamoci un appuntamento. Nel bicchiere, Fabiano Giorgi, mi versa uno dei miei vitigni preferiti nella versione Metodo Classico Pas Dosè (senza aggiunta di zuccheri) ed è subito gioia, la rifermentazione in bottiglia regala attimi di entusiasmo enoico. Anche Fabiano è garbato e predisposto alla trasmissione del vino che produce in vigne centenarie.
L'azienda vitivinicola Isimbarda premiata con una bottiglia piena di fiori, visto quello che avverto mettendo il naso nel calice pieno di questo Riesling Renano coltivato in Oltrepò Pavese. Me lo serve un ottimo interprete Fisar.
Il primo vino proveniente da terre Sarde che ho assaggiato molti anni fa era proprio un Vermentino di Gallura. Mi sono subito reso conto che questo sarebbe diventato un punto di riferimento per questo vitigno che qui regala boccate di mare, sabbia, vento e che grazie alla sapidità lascia sempre la bocca pulita. DOCG 2021 "Kramori" Saraja in versione superiore.
Cantina Scuropasso, attraverso Fabio, con la figlia, mi fa assaggiare un vino che definirei "rustico" Metodo Classico da Pinot Nero dalla valle che da il nome alla cantina. La sintonia è immediata fino a trasformarsi in pochi attimi in empatia, che sembra di conoscersi da sempre, si capisce che la passione per le vigne si "distilla" nelle bottiglie che ha portato oggi a Milano. Roccapietra dosaggio zero, per tutti gli amanti del genere - Foglio mappale n°4 particella 149 a circa 600 metri sul livello del mare, gli sbalzi di temperatura agevolano l'acidità mentre per i profumi ci pensa l'uva di Pinot Nero che qui trova un buon territorio, la raccolta è manuale mentre la sboccatura, del vino che sto assaggiando risale ad almeno sei mesi fa.
Si utilizzano in maniera parsimoniosa i solfiti anche perché il vino "naturale" andrebbe chiamato aceto.
Assaggio poi una riserva di Barone Pizzini, Montefalco Sagrantino Exubera, Grignolino d' Asti Monferace del 2017 e altri che vi riporto nelle immagini. Fra un banco e l'altro da sottolineare il salame e la pizza che sono stati distribuiti durante la serata che ha aiutato i bevitori a non farsi rapire dagli angeli.
©2022 Luca Scainelli
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